Stai leggendo Storie del Portogallo: gli avvenimenti.
Alfonso V è fortunato in Africa e sfortunato a due passi da casa; accumula un enorme prestigio e lo dìssipa in una sola giornata. In patria è ossequiato ma, fuori dal Portogallo, presso altre corti , colleziona brutte figure. Si fregia del titolo- alquanto pomposo, in verità- di “ re degli Algarvi di qua e di là dal mare”, ma, quando gli si presenta l’occasione, non riesce a mettere le mani sulla vicina Castiglia e a completare l’unità iberica; ha lo stesso soprannome di Publio Cornelio Scipione, O Africano( l’Africano) , ma non la stessa forza di carattere. Non capisce i cambiamenti, resta ancorato all’idea di crociata e non coglie le potenzialità insite nell’impresa africana. Si circonda di nobili sempre più numerosi, sempre più ricchi e sempre più potenti mantenuti dalla Corona, mentre dovrebbe fare esattamente il contrario; spende e spande; vince e perde; vendica Fernando, recuperandone i resti mortali e conquistando, in Africa, Tangeri e Arzila ( 1471) e, tanto per cambiare, si immischia negli affari interni del regno di Castiglia. Lasciandoci le penne.
La Castiglia è da tempo in fermento. Enrico IV, il re, se la passa male. I suoi irrequieti nobili lo tengono sotto pressione e , come se non bastasse, su di lui circolano voci al cianuro. Secondo queste voci, l’erede al trono, la principessa Giovanna( Juana), è figlia di un nobile di corte, don Beltràn de la Cueva, non del re. Per quasi tutti, a Valladolid, Giovanna è la Beltraneja. E poi c’è Isabella ( Isabèl), la futura Isabella di Castiglia, sorellastra del re, carattere forte e idee chiare, pronta a sparigliare le carte in tavola e a scompaginare i piani del fratello ( che progetta per lei un matrimonio portoghese) sposando a diciotto anni, quasi di nascosto, Ferdinando( Fernando) d’Aragona.
Quando, alla morte di Enrico, Isabella si fa proclamare regina, i nobili del partito della Beltraneja offrono la mano di Giovanna e la corona di Castiglia ad Alfonso, rimasto vedovo nel frattempo. E’ la guerra. Alfonso non può sbagliare: se perde, addio prestigio e addio appoggio dei nobili castigliani, per ora al suo fianco, ma domani chissà, lusingati e corteggiati come sono da Isabella e Ferdinando. Sulle prime gli dice bene: senza colpo ferire, quasi tutto il Leòn cade nelle sue mani. Ma quando affronta l’esercito nemico nei pressi di Toro( 1476) non riesce ad averne ragione. Non è una vera e propria sconfitta, è piuttosto un pareggio, per usare un termine sportivo.
Quel pareggio costa caro, però: il prestigio di Alfonso crolla e i nobili castigliani gli voltano le spalle. Senza alleati, senza appoggio, O Africano deve rinunciare all’impresa. Non prima di essersi recato a Parigi per tentare di convincere il re di Francia a invadere la Castiglia da nord. Luigi XI lo ascolta, promette e non promette, manda truppe e le ritira, prende tempo e non mantiene. Figurarsi se vuole imbarcarsi in un’avventura del genere. Ma in che tempi vive Alfonso? Accortosi di essere stato menato per il naso e messo in ridicolo, O Africano abdica e manifesta il proposito di partire pellegrino per la Terrasanta. Viene dissuaso e riportato quasi di peso in Portogallo, dove il figlio ed erede, João, proclamatosi re al momento dell’abdicazione del padre, gli restituisce la corona. Con il trattato di Alcàçovas( 1479), Alfonso rinuncia a qualsiasi diritto sul trono castigliano, ottenendo, in compenso, alcune concessioni in Africa. Una fra tutte: le terre situate a sud delle Canarie, scoperte o da scoprire, appartengono alla corona lusitana.
Quando, nel 1481, dom João, secondo nel nome, diventa re , la situazione è critica. Ai tempi di dom Duarte, i grandi nobili terratenenti erano appena quattro; alla morte di Alfonso sono una quarantina. Salito al trono, dom João commenta: “ Mio padre mi ha lasciato padrone soltanto delle strade del Portogallo”. Ma ci vuol altro per scoraggiarlo. Sua cugina, la leggendaria Isabella di Castiglia, quando parla di lui lo chiama el Hombre, l’Uomo.
Per el Hombre è arrivato il momento di andarsi a riprendere tutto il resto, non solo le strade del Portogallo. Ed è arrivato il momento di andarsi a prendere anche il mare.
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